PICCOLE, DOLCI SORPRESE
Quello che sono, lo sappiamo bene: la più piccola “cosa dolce” a “portata di bocca”. Dei cinque gusti (dolce, salato, aspro e amaro, più un gusto scoperto recentemente, l’umami), il “dolce” è quello universalmente riconosciuto come esperienza piacevole.
Il dolce si sente con la punta della lingua. È con la punta della lingua, dunque, che gustiamo le caramelle, alimento dolce per eccellenza, a base di saccarosio (zucchero raffinato), sciroppo di glucosio, aromi, acidi, coloranti. Il termine caramella sembra derivare dal latino canna mella, ovvero tubo-di-miele, con riferimento alla canna da zucchero, che però venne introdotta dagli Arabi in Italia solo nel 900 d.C. e soltanto in Sicilia.
È possibile anche l’origine del nome dai vocaboli arabi kora (piccolo globo) e mochalla (cosa dolce). Le caramelle dure vengono preparate cocendo lo zucchero e aggiungendo lo sciroppo di glucosio (per renderle limpide e trasparenti), gli aromi e gli acidi dei frutti e infine si colorano. Si dà la forma voluta alla caramella, che è poi confezionata.
Non c’è “la caramella”, ma “le caramelle”: dalle morbide (mou o toffee) a quelle molto dure, passando attraverso le gommose, le liquirizie, i confetti e così via. Le caramelle morbide si dividono in caramelle a base di gomma e caramelle mou o toffee. A quelle di gomma è aggiunta la gomma arabica, ricavata dall’acacia africana, l’Astragalus. Le caramelle mou devono invece la loro morbidezza all’utilizzo di grassi vegetali e creme di latte. Le caramelle ripiene sono ottenute aggiungendo il ripieno (marmellata, gelatina, pasta di nocciole, miele ecc.) alla forma ancora calda.